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L’agricoltura e i giovani (articolo di Giovanni Tancredi)

L’agricoltura Italiana è la vittima più illustre della crisi economica nel nostro Paese. Viene aggredita da molte parti: cementificazione selvaggia, inquinamento ambientale, uso massiccio di concimi chimici, pesticidi e diserbanti (vietati in molti paesi europei). L’agricoltura è la rappresentazione plastica di un delitto perfetto che si concluderà (osservando i comportamenti di paesi come la Cina) verosimilmente con la distruzione della terra. La maggior parte dei nostri connazionali, declina la scienza naturalistica in edonismo – salutista e animalismo – affettivo. Immaginano un mondo ideale, avendo studiato sul Manuale delle Giovani Marmotte, come rimanere Peter Pan. Leggendo Pinocchio hanno tifato per il Grillo parlante anche se nullafacente, da preferire comunque a Gambadilegno il bandito. Sognano un Paese popolato da fauna selvatica (magari con ninfe e fauni) pur non capendo una mazza di un ecosistema sostenibile.

L’agricoltura è una cosa seria e complessa, richiede passione, competenza, sacrificio e rispetto della natura. Della cultura millenaria contadina gli Italiani stanno perdendo memoria. Una esigua minoranza di agricoltori e qualche visionario  come Carlo Petrini, stanno tentando una estrema difesa, ma senza coscienza ambientale collettiva è una  battaglia persa. L’offesa alla nostra terra la stanno arrecando principalmente le Ecomafie, ma guardate cosa combinano i  bravi Italiani nei boschi prati e campi per esempio nei giorni di Pasquetta. Roba da far impallidire Attila. Ormai è accertato che molti dei cataclismi che negli ultimi anni si stanno abbattendo sulla terra con sempre maggiore violenza, sono conseguenza dell’azione dell’uomo. Per soddisfare il suo consumismo insostenibile, anche a causa della prolificazione superiore a qualsiasi altra specie animale, sta saccheggiando le risorse della terra in modo irresponsabile. Un dato allarmante per tutti: nel 2012 si è raggiunto il punto di non ritorno per la rinnovabilità delle risorse. Siamo in “riserva” e ad annunciare l’Apocalisse prossima ventura, sono illustri scienziati. Ma prima che il Padreterno si stanchi di noi, facciamo qualcosa per l’agricoltura nel nostro Paese. Cominciamo col dire le cose da non fare e cioè: le sovvenzioni sbagliate come quella al grano che penalizza l’alternanza delle colture; quella allo spietramento dell’alta Murgia al Sud  con cui proprietari terrieri improvvisati hanno lucrato sovvenzioni statali ed europee e fanno il paio con le quote latte altrettanto fasulle con cui alcuni allevatori del nord hanno munto quattrini pubblici.  E poi, diciamolo una volta per tutte: non esiste un Nord migliore. L’Italia non è mai stata omologata come oggi. purtroppo verso il basso. Per sapere come ci considerano, basta andare in giorno per il Mondo. Il rispetto non basta pretenderlo, occorre meritarlo.

Soprattutto al Sud le Ecomafie, avvelenano molti terreni,  rendendo l’agricoltura impraticabile.

Altre insidie vengono dagli OGM e dalle multinazionali che sterilizzano i semi per monopolizzarne il commercio (è il delitto più odioso a danno dei contadini ai quali rubano semi rari e segreti di coltura). L’ultima minaccia sta arrivando da paesi sovrappopolati o ricchi che, affamati di terra,  se la stanno accaparrando in tutto il pianeta. Un neo-colonialismo legale ma ugualmente aggressivo e pericoloso. Dopo aver acquistato grandi estensioni, è ragionevole pensare che il loro appetito non si esaurirà, ma si rivolgerà anche alle piccole proprietà di terra che in Europa, e soprattutto in Italia,  si stanno mettendo in vendita a prezzi bassi e senza tutele da parte degli stati. A vendere i terreni in Italia, sono soprattutto i figli di contadini che li hanno ereditati insieme ai rudimenti della coltivazione (non avete idea di quante cose può insegnare un contadino ad un bambino), ma che per bassa redditività hanno dovuto abbandonare optando per lavori impiegatizi ed andando a formare una classe media di cui si parla ma che in realtà non è mai esistita. Le classi in Italia erano e, per effetto della crisi sono tornate ad essere due:   borghesia e proletariato divisi dalla ricchezza e spesso anche dalla cultura e coltura. La disoccupazione che morde sta inducendo le giovani generazioni a riconsiderare l’agricoltura e, almeno questa è una buona notizia. Speriamo in una agricoltura moderna ed ecosostenibile. Regioni come la Toscana e l’Emilia stanno assegnando i terreni demaniali a cooperative di giovani disoccupati. Osservando quanti piccoli apprezzanti di terra sono in vendita in Puglia, ho scritto al governatore Vendola una mia idea, che sintetizzo: premesso che non ha molti terreni demaniale, la Regione può proporre a piccoli risparmiatori l’acquisto di terra (anche di quote) da affittare per quinquenni a cooperative di giovani disoccupati con qualche competenza, per colture biologiche. I prodotti vanno venduti direttamente nelle grandi città ad opera di altri giovani disoccupati anch’essi in cooperative. Risultato: il risparmiatore difenderebbe il capitale dall’inflazione la Regione garantendo la corretta conduzione del fondo darebbe lavoro ai giovani per un’ affitto simbolico. L’Assessorato all’Agricoltura della regione Puglia mi ha risposto che potrebbe prendere in considerazione l’idea, da integrare in un progetto più vasto che stanno realizzando per favorire il ritorno dei giovani in agricoltura. E’ doveroso aiutare i giovani a reagire alla crisi economica che è anche  etica invitandoli a coltivare innanzitutto la legalità. Dobbiamo spingerli a piccole rivoluzioni come questa, anche in considerazione del fatto che una vera rivoluzione noi  italiani non potremo mai farla perché, come disse Mario Missiroli, ci conosciamo un po’ tutti. 

 

Giovanni TANCREDI

 

la foto di copertina è tratta da www.riviera24.it

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