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Due giugno festa della Repubblica e delle Forze Armate – ieri e oggi (articolo di Giovanni Tancredi)

IERI: correva l’anno 1971 –  due giugno. Roma. Cronaca della giornata:

E’ una splendida giornata di sole e i Fori Imperiali offrono la cornice ideale per la parata delle Forze Armate.

Il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza partecipa con tutte le sue specialità alla festa.

Sul palco le Autorità: presidente della Repubblica Giovanni LEONE, presidente del consiglio Emilio COLOMBO, Ministro dell’Interno Franco RESTIVO, capo della Polizia Angelo VICARI.

Umberto MARTINEO, Generale di divisione, è la più alta carica militare del Corpo.

Sfila il settore Polizia: è una polizia in piena trasformazione, concepita da un disegno innovativo del Prefetto Vicari.

Moderna, efficiente, democratica e adeguata  alla società civile.

Il Boom economico sta proiettando il Paese tra le Nazioni più industriali e ricche del mondo. Sul palco lo speaker fa una breve storia della Polizia e introduce i reparti. In testa, preceduta dalla banda musicale in uniforme storica, sfila l’Accademia. È il fiore all’occhiello del Corpo. Istituita nel 1964 ha mutuato il meglio dalle accademie militari europee. Segue, per la prima volta dal dopoguerra, la scuola Sottufficiale di Nettuno, 21^ corso, con 2 compagnie di allievi, ovvero un battaglione di circa 300 uomini. Sulle file esterne i più giovani (come il sottoscritto di 22 anni) . Molti gli appuntati e le guardie scelte con stati di servizio eccellenti. Quindi le specialità e a chiudere, lo squadrone a cavallo in alta uniforme. Siamo uno dei corpi più prestigiosi e ammirati dal pubblico. Apro una piccola parentesi ( come ex brigadiere) per la categoria dei sottufficiali. Sono sempre stati il nerbo degli eserciti, ma nella Pubblica Sicurezza di allora sono l’anima della struttura. Marescialli e Brigadieri sono gli uomini operativi più preparati. Le carriere procedono per merito nello stato di servizio e molto lentamente.

Con la loro professionalità ed esperienza, sono i sottufficiali a supportare i giovani tenenti d’Accademia destinati a sostituire i vecchi ufficiali ereditati per lo più da altri corpi militari. A proposito, che fine hanno fatto quei giovani ufficiali?  Calcoliamo, approssimativamente, che ne sia stati sfornati circa settecento in tutta la vita dell’Accademia.  Sarebbe stato  interessante trovarne almeno uno fra i candidati a Capo della Polizia. Certamente contano le scelte politiche, più invasive dopo la smilitarizzazione  del Corpo.

OGGI: 2 giugno 2013

La festa della Repubblica e delle forze armate si celebra sottotono a causa della crisi economica. Così spiegano i politici e non ci sarebbe nulla da obbiettare se non fossimo il Paese degli sprechi.

La festa della Repubblica è una ricorrenza dall’alto valore simbolico per diverse ragioni. Inanzitutto per rispetto alle centinaia di migliaia di giovani Italiani morti durante la sciagurata guerra in cui l’Italia fu gettata dalla dittatura fascista, e che altre vite richiese per la liberazione. Questo per la memoria storica. Una memoria che va rinfrescata a quegli italiani che, ignorandola, sfuggono al senso di responsabilità e hanno sempre  la tentazione di rivolgersi alla demagogia dell’uomo forte per risolvere i loro problemi. Ma  è anche il rispetto e la gratitudine che si deve ai caduti in divisa che ancora oggi operano per la sicurezza interna e in ambito internazionale, dove le missioni di pace diventano spesso di guerra. La memoria storica, infine, per un popolo è l’unica condizione per evitare gli errori del passato coltivando, quei valori che la Costituzione vuole stringenti. Soprattutto per coloro che svolgono pubbliche funzioni: devono farlo con “”Dignità ed Onore,  “” cosi recita. Regola disattesa da alcuni personaggi pubblici indegni, che ancora oggi condizionano la vita della Repubblica. La regressione culturale che opera soprattutto la TV spazzatura sulla gente è spaventosa, basta osservare i miliardi sperperati nelle sale gioco. Ma il pericolo maggiore per il nostro Paese, non è solo la crisi economica, che è mondiale, quanto soprattutto la tenuta morale. E’ la volontà e la capacita di contrastare l’illegalità. Il degrado della convivenza civile inizia dalla tolleranza ai comportamenti delinquenziali  considerati  minori (come quello dei vandali WRIETERS che imbrattano muri, treni, autobus e quant’altro facendo miliardi di danni) e finisce con l’accettare per quieto vivere ( si fa per dire) la convivenza con le mafie, come ebbe a dire un imprudente ex ministro alle infrastrutture. In un paese serio andava cacciato un minuto dopo averlo dichiarato. A proposito delle mafie,  è ancora attuale la proposta di un grande meridionalista: Gesualdo Bufalino. Per combatterle, disse, ci vorrebbe un esercito di insegnati. Non sbagliava, visto le minacce ai molti giornalisti e scrittori, che oggi scrivono di mafia e sono costretti a vivere sotto scorta. Studiare il fenomeno nelle scuole vuol dire combattere l’illegalità in genere e la cultura mafiosa in particolare. Ecco una priorità assoluta di cui il governo dovrebbe occuparsi.

Giovanni Tancredi  

In allegato: articolo su Angelo Vicari, Capo della Polizia (click per scaricare l’articolo) oppure vai all’articolo originale su http://www.poliziadistato.it/articolo/1508/

 

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